Manifesto del trans-scimmianesimo (una satira)
Quanto segue è tratto da un graffito di più di trecentomila anni fa trovato sulla parete di una grotta della Tunisia meridionale. Le prove fossili suggeriscono che l’autore fosse della specie Homo erectus. La traduzione originale in inglese è di Aaron Diaz di Dresden Codak, quella in italiano di Stefano Vaj.
BASTA COSI’
Critica di un primate ragionevole al trans-scimmianesimo
Per approfondire ulteriormente l’argomento dell’ultima puntata della scorsa settimana, affronterò più specificamente le tesi del Dr. Klomp e della sua radicale teoria che sta guadagnando sempre più consensi nella comunità. Ancora una volta vorrei ringraziare i nostri lettori per aver inviato le loro ossa di pesce e pelli di cinghiale a sostegno della campagna di questo giornalista per smascherare il chiacchiericcio trans-simianista del Dr. Klomp per quello che è: un mucchio di pie illusioni prive di rapporto con una qualsiasi evidenza fattuale.
Il termine “trans-scimmiano” deriva dall’abbreviazione di “scimmia in transizione”, un concetto che il Dr. Klomp ha escogitato per descrivere un individuo che è in transizione evolutiva dalla scimmianità alla post-scimmianità, anche se Klomp stesso ammette di non avere idee troppo chiare su cosa potrebbe essere una vera post-scimmia. Le caratteristiche esibite da da una post-scimmia includerebbero il potenziamento delle proprie abilità naturali con ‘strumenti’, così come delle proprie capacità mentali con quello che è stato soprannominato ‘cultura’.
L’argomento principale di Klomp si basa su quello che lui chiama la “Storicità”, un punto immaginario in qualche momento futuro in cui l’avanzamento della “cultura” avviene così rapidamente che il suo ritmo supererà di gran lunga quello dell’evoluzione biologica. Nelle sue stesse parole,
“Arriverà un momento in cui nel giro di una singola generazione svilupperemo una o forse anche due nuove idee… Gli attuali progressi nelle industrie dell’arco e della freccia suggeriscono una tendenza esponenziale nell’espansione delle nostre capacità tecnologiche. Siamo in grado di portare a termine una caccia in una frazione del tempo impiegato dai nostri antenati, liberando così prezioso tempo per ‘pensare’ a nuove idee. Nel mondo post-scimmiesco, potremmo svilupparci in una specie non solo intellettualmente superiore al nostro stato attuale, ma capace di imprese al di là della comprensione di un primate contemporaneo”.
Perdonatemi se non tratterò il fiato nell’attesa.
Si noti che Klomp seleziona deliberatamente le scoperte per sostenere meglio la sua tesi di una supposta crescita esponenziale. Sono occorsi più di un milione di anni per sviluppare il fuoco e l’ascia di pietra, eppure Klomp crede, semplicemente perché sono stati poi necessari solo diecimila anni per sviluppare archi e frecce, che nuove invenzioni spunteranno in archi temporali ancora più brevi. In realtà, questa teoria è solo un’estrapolazione della pretesa “Legge di Morg”, che afferma che poiché una roccia affilata può a sua volta diventare uno scalpello per creare una roccia ancora più affilata, le asce di pietra diventeranno esponenzialmente sempre più affilate nel corso di decine di migliaia di anni. Mentre la Legge di Morg finora si è dimostrata accurata, Klomp non può sfuggire alla realtà che c’è un limite superiore, ovvero che una roccia può diventare affilata solo sino ad un certo punto. Abbiamo già notato un leggero declino nella velocità del miglioramento delle asce, ma Klomp insiste sul fatto che quando il potenziale delle asce di pietra si esaurirà, verranno scoperti nuovi materiali per sostituire le rocce e continuare la tendenza esponenziale all’acuminatezza crescente. Al momento in cui scriviamo, tuttavia, non ha fornito alcuna prova della possibile esistenza e della natura di queste rocce miracolose.
Klomp sostiene anche che arriverà un momento in cui utilizzeremo gli strumenti per creare altri strumenti, anche se naturalmente questa è una finzione ridicola, poiché non esiste alcuna memoria di uno strumento che crei un altro strumento, o anche qualsiasi evidenza che ciò sia possibile.
Un altro aspetto del mondo post-scimmiesco di Klomp è lo sviluppo del “pensiero astratto” che sarà aiutato dalla “capacità di memorizzare ricordi e pensieri al di fuori dei nostri cervelli su supporti fisici, forse su corteccia di albero appiattita. Per raggiungere questo dovremo superare il problema di trasformare le parole, che sono suoni, in cose che possiamo vedere, ma date le tendenze attuali questo è un problema ingegneristico che alla fine verrà risolto. Questo sarà il vero catalizzatore per la Storicità, quando i ricordi di una generazione diventeranno letteralmente immortali e si accumuleranno sui ricordi di quella successiva, creando una sorta di mente collettiva che gli esperti nel mio campo chiamano ‘storia’. Nel mondo post-scimmiesco la nostra era potrebbe addirittura essere definita preistoria”.
Qui vediamo le previsioni di Klomp passare da speculazioni non supportate dai fatti a pure fantasie. Il suo recente graffito sulla parete di una caverna, La Storicità è vicina, spiega in dettaglio diversi metodi che potremmo impiegare per trasformare le parole in qualche tipo di formato visibile, ma sono tutti incompleti. Resta il semplice fatto che le parole sono suoni, non immagini, e indipendentemente dalle nostre aspirazioni nulla può cambiare questo fatto. Ma anche se una cosa del genere fosse possibile, è dubbio che sarebbero in molti a desiderare che i loro ricordi siano conservati esternamente. Il sottoscritto, per esempio, preferirebbe che i suoi ricordi rimanessero nella sua testa e non su qualche corteccia fredda e senza vita.
La previsione più scioccante di Klomp, tuttavia, è che noi primati contemporanei avremo poco o nessun posto nel mondo post-scimmiesco.
“Nella misura in cui la velocità del progresso tecnologico supera la biologia, emergeranno nuove pressioni selettive che costringeranno la nostra specie a evolvere mentalmente e fisicamente oltre ciò che siamo ora. Questa è la stessa tendenza che ha dato origine alla nostra specie, ma non farà che accelerare nelle generazioni future. Il nostro nuovo ambiente favorisce sempre di più una maggiore destrezza e intelligenza, quindi un individuo davvero post-scimmiesco non sarà più una scimmia. Avrà alcune somiglianze con i primati attuali, ma allo stesso tempo possederà capacità ben al di là della nostra comprensione. La capacità di pensiero di una singola post-scimmia potrebbe essere maggiore di quella dei cervelli combinati di ogni scimmia nel mondo”.
Più intelligenti di una scimmia? Klomp non spiega proprio cosa mai potrà pensare una post-scimmia che noi semplici mortali non potremmo. La capacità della mente scimmiesca è già molto al di là di quella di qualsiasi altro animale al mondo: siamo capaci di usare il linguaggio per far sapere agli altri dove siamo, dove dormire e mangiare, e dove trovare riparo quando piove. Esattamente quanto velocemente dobbiamo far funzionare i nostri cervelli per capire queste cose? Quando decideremo che il troppo è troppo?
Supponiamo, per amor di argomentazione, che un futuro post-scimmiesco sia possibile, o addirittura probabile. È davvero un mondo per cui dovremmo lottare, quello dove saremo spogliati della nostra natura scimmiesca in nome dell’efficienza? Tecnologie come l’arco e la freccia già oggi descimmianizzano l’atto della caccia. Mentre i nostri antenati avevano regolarmente la possibilità di provare la pura sensazione scimmiesca di martellare a morte un animale sulla testa con una roccia, noi restiamo con in mano lo sterile, freddo arco che uccide pulitamente e rapidamente da una distanza sicura. Questa crescente separazione dalle attività quotidiane di base è un piano inclinato scivoloso. Cosa succederebbe se non dovessimo più vagare alla ricerca di frutta e noci, e crescessero semplicemente ovunque volessimo, o se l’acqua potabile scorresse proprio ai nostri piedi senza bisogno di vagare in cerca di torrenti per giorni interi? Questi apparenti vantaggi ci priverebbero di tutto
ciò che davvero significa essere una scimmia. Ma Klomp prevede anche che attraverso una tecnologia chiamata ‘igiene’ potremmo prolungare la vita scimmiesca fino a trent’anni, o forse anche quaranta. Ora, cosa farà esattamente una post-scimmia con tutto quel tempo? Vogliamo davvero vivere in una società popolata da ventisettenni geriatrici? Vivendo così a lungo e passando così tanto tempo a “pensare”, non corriamo anche il rischio di diventare una razza fredda e priva di passione, incapace di sperimentare sino in fondo le nostre due emozioni (paura e non-paura)? Quanto della nostra scimmianità siamo disposti a sacrificare per questa falsa idea di progresso?
Ma state tranquilli che per quanto Klomp possa recentemente aver accumulato un certo seguito non c’è realtà nelle sue fantastiche affermazioni. Ciò che preoccupa semmai è il crescente numero di primati che passano meno tempo a colpire animali sulla tesa e più tempo a “inventare”, “pensare” e “creare”, laddove nessuna di queste attività contribuisce alla conservazione del modo di vivere scimmiesco. Questi tipi di mode vanno e vengono, tuttavia, e il sottoscritto è sicuro che in breve tempo tutti avranno dimenticato Klomp e l’idea di essere qualcosa di più di una scimmia.
Thog
Professore Ordinario di Trovare un Animale e Quindi Ucciderlo, Università del Bosco