Accelerare per non sparire: “Il problema dei 3 corpi”
Nota dell’autore: la recensione contiene alcuni spoiler relativi ai libri e alle serie TV.
Il recente adattamento della saga fantascientifica di Cixin Liu targato Netflix ha portato l’attenzione del grande pubblico sull’opera principale del prolifico autore cinese, in Italia edita tra il 2017 e il 2018 per Oscar Mondadori come Memorie del passato della terra e di cui Il problema dei tre corpi (dal quale la serie prende il nome) è solo il titolo del primo volume, a cui seguono La materia del cosmo e Nella quarta dimensione.
Cixin è però già noto da un ventennio agli appassionati di fantascienza di tutto il mondo come autore visionario e innovativo ed è stato il primo asiatico in assoluto ad aggiudicarsi il prestigioso premio Hugo nel 2015; oltre alla trilogia già menzionata, in Italia è disponibile solo Fulmine globulare, avvincente romanzo che anticipa alcuni temi dei Tre corpi e sembra appartenere allo stesso universo narrativo.
La trasposizione targata Netflix non è però la prima a portare l’opera magna di Cixin in televisione: la Tencent Studio cinese infatti nel gennaio 2023 ha mandato in onda per la televisione di stato un primo adattamento televisivo, che consta di ben trenta episodi da circa quarantacinque minuti l’uno.
Quali sono i punti di forza di Cixin Liu e perché le sue opere hanno riscontrato un successo tale, sia in madrepatria che nel mondo, da arrivare a definirlo uno degli scrittori di sci-fi più innovativi degli ultimi decenni? Di certo la formazione scientifica (prima del grande successo di pubblico ha lavorato come ingegnere in una centrale elettrica) gli permette di inserire concetti scientifici assolutamente plausibili che è in grado di coniugare, col suo talento, alle visioni della migliore space opera di genere. Ma questa è solo la proverbiale punta dell’iceberg: tutti e tre i volumi di Memorie del passato della terra toccano temi eterni come il destino dell’uomo, l’importanza delle radici e una visione eroica del futuro ma soprattutto della lungimiranza e del sacrificio per il bene comune dell’umanità. In questa sede si cercherà di identificare lo sviluppo di tali temi in maniera trasversale, analizzando i romanzi e le due serie.
Il primo volume ha un incipit destabilizzante per il lettore di fantascienza: anziché mostrare meraviglie tecnologiche o un pianeta avvolto nelle nebbie della distopia, è ambientato nella cruda realtà della Rivoluzione Culturale maoista, in un 1969 lordo del sangue e della follia disumana del marxismo-leninismo. Scontri tra diverse fazioni rivoluzionarie e tribunali del popolo che hanno come vittime scienziati e dissidenti marcano un’epoca di irrazionalità e fanatismo pseudo-religioso: è da questo contesto che vediamo dipanarsi la storia della giovane studentessa di astrofisica Ye Wenje, la quale, segnata indelebilmente dalle brutalità del maoismo, avrà un ruolo centrale nella storia. Un salto nel 2007 ci porta in una Cina che osserva con meraviglia un mondo nel quale la minaccia non proviene dalle tensioni internazionali, apparentemente e quasi inspiegabilmente dissolte, ma da inspiegabili suicidi di prominenti scienziati e attentati a laboratori e centri di ricerca che stanno avendo luogo in tutto il mondo. L’incontro tra Wang Miao, un importante esperto di nanomateriali, e Shi Qiang, un poliziotto specializzato nell’antiterrorismo dà il via a una serie di vorticosi eventi. Wang scopre l’esistenza di un centro operativo che coordina gli sforzi di tutte le potenze della Terra. Lo scopo di questo Centro di Battaglia è contrastare un nemico invisibile ritenuto responsabile degli attacchi contro la comunità scientifica e che pare celarsi dietro Frontiere della Scienza, una società di studiosi apparentemente innocua che invece cela un piano diabolico.
Un progetto segreto sviluppato dal governo cinese tra gli anni sessanta e settanta per tentare di stabilire un contatto con possibili intelligenze aliene è stato infatti deviato illecitamente per rendere nota la posizione della Terra a una civiltà extraterrestre sopravvissuta a indicibili sconvolgimenti del proprio pianeta e ora alla ricerca di un nuovo mondo da abitare. L’azione di un singolo, misterioso traditore porta con gli anni alla costituzione di una vasta organizzazione, denominata OTT (Organizzazione Terra-Trisolaris) che supporta l’arrivo degli alieni e l’estinzione della razza umana.
Se vi sembra che abbia già rivelato troppo dovete necessariamente leggere i romanzi e/o guardare la serie (quella cinese, in particolare): questo è solo il punto di partenza di una storia incredibile che si dipana tra spionaggio, azione, astrofisica e riflessioni profonde.Abbiamo poc’anzi menzionato i temi tremendamente attuali dell’opera di Cixin. Siamo in un’epoca nella quale, come mai prima, la conoscenza dell’universo e le grandi ambizioni dell’esplorazione spaziale sono ritratte da certi think-tank liberal e progressisti come disumani e immorali: «È insensato pensare alle missioni sulla Luna o su Marte quando ancora abbiamo ancora guerre e carestie», è uno dei leitmotiv delle anime belle; «Non meritiamo questo pianeta, dobbiamo estinguerci», si spingono a dire altri. Tutto ciò senza tenere in considerazione che possono esprimere tali concetti dai loro costosi dispositivi tecnologici creati grazie alle invenzioni che sono seguite a imprese come l’allunaggio e tutte le missioni spaziali degli ultimi sessant’anni, ignorando – verosimilmente di proposito – che non vi è antinomia tra progresso e preservazione, confondendo inoltre problemi politici con la demonizzazione della scienza eo ipso. Questo crea un messaggio sovversivo trasversale che percorre politica, arte, letteratura e narrativa: gli stessi animi sensibili sono pronti a sacrificarsi all’altare della scienza securitaria se promossa da benefattori come Gates o Soros e, al contempo, ritengono il progresso scientifico come mortifero e alienante.
I terroristi dell’OTT dei romanzi di Cixin sono sapientemente ritratti in modo analogo: una cricca di ricchi, privilegiati e annoiati che effettuano un vero e proprio transfert dei propri limiti sulla scienza in generale e sull’umanità in particolare, autoassolvendosi e operando attivamente per l’estinzione del genere umano, in un afflato fideistico che vede nel Signore dei Trisolariani colui che verrà a porre fine alla storia e instaurare un regno eterno e puro: una solfa che sentiamo da un paio di millenni in declinazioni assai simili.
Questo aspetto viene egregiamente sviscerato sia nel primo romanzo che nella trasposizione cinese de Il problema dei tre corpi. La rabbia e la frustrazione degli scienziati e dei militari del Centro di Battaglia non è solo data dall’atto di tradimento perpetrato da altri esseri umani ai danni del proprio pianeta ma soprattutto dalle motivazioni che guidano quel coacervo di falliti, spesso danarosi, che ha sostituito il particolare dei propri limiti o traumi con il generale del destino dell’umanità. È il caso di Pan Han, un biologo membro di Frontiere della Scienza che avvoca pubblicamente un ritorno ad un’era pastorale, lontano dalle brutture del progresso e segretamente trama per assicurare l’avvento del Signore e la distruzione dell’umanità. Grande merito della serie cinese è approfondire la sua figura e la sua opera di disinformazione, mostrando come egli si serva di una giornalista (personaggio inesistente nei libri ma funzionale a delineare il gioco di Pan Han) per guidare l’opinione pubblica attraverso una selezione di servizi televisivi che mostrino unicamente i danni apportati dalla tecnologia. Il libro è stato edito nel 2006, meno di vent’anni dopo abbiamo corposi esempi di personaggi del genere: l’uso strumentale di dati oggettivi, come disastri ambientali o l’aumento della temperatura media, per perseguire ben precise agende politiche ed economiche sono evidenti agli occhi di tutti.
È palese nel corso di tutta l’opera l’atto di accusa verso la tecnofobia radical chic e l’ecologismo d’accatto che pervade i membri dell’OTT. Si badi, tale atto è efficace non perché non esistano problematiche reali, ma perché vengono confuse, proprio come al giorno d’oggi, la causa e l’effetto. Qual è dunque una possibile soluzione al problema che non abbracci l’approccio neoluddista? La risposta è: una weltanschauung radicalmente nuova. Nella storia è in gioco la sopravvivenza dell’umanità di fronte a una minaccia aliena (anche se per gran parte della storia i veri avversari siano proprio i neoluddisti di cui sopra), ma la questione non cambia.
Di fronte alle estreme avversità con cui l’umanità si trova a fare in conti a causa dell’OTT e dei Trisolariani, la linea d’azione che i governi uniti si decidono ad adottare è una sola: accelerare invece di tentennare. È proprio per questo gli alieni vogliono bloccare la tecnologia terrestre, in modo tale che nel lasso temporale in cui le loro flotte colmeranno le distanze cosmiche che li separano dalla Terra non si trovino a fronteggiare un’umanità che possiede i mezzi per fermarli.
Nella fiction come nella realtà che stiamo vivendo, l’unica via d’uscita guidata da un afflato superiore è andare sempre più avanti: invece di abbandonare lo sviluppo tecnologico è necessario accelerarlo oltre i limiti imposti dalle macchinazioni del nemico, uno sviluppo guidato da una visione che abbracci centinaia di anni nel futuro.Emerge così un affresco delle grandi potenzialità dell’uomo e la sua capacità di guardare oltre le limitazioni del proprio arco temporale e si spenda in un progetto che potrà compiersi solo nel corso di secoli.
L’attualità de Il problema dei tre corpi sta tutta qui: prima abbiamo menzionato l’adiacenza dell’OTT a certa sinistra ecologista priva di pensiero problematico ma ci viene in mente anche un tradizionalismo che ibrida in modo spettacolarmente fallimentare Greta Thunberg e René Guenon, condendoli con un fideismo verso una figura salvifica che possa liberare l’umanità dai neuro-chip e restituirla a un’età della pietra senza tecnologia e (sic) agricoltura…
Una nota conclusiva sulla trasposizione Netflix è, a questo punto, necessaria. Senza neanche entrare nella querelle eterna tra letteratura e resa televisiva ci interessa riflettere su altri aspetti. L’ossessiva ricerca da parte dei media “woke” del disinnesco di idee potenzialmente esplosive e rivoluzionare, come quelle che emergono prepotenti dai libri di Cixin, non si palesa solo quando Re Artù o Sherlock Holmes vengono interpretati da attori nigeriani o dominicani. L’opera di Netflix è altrettanto sradicante: non solo perché i romanzi e la serie della Tencent sono profondamente ancorati nella cultura cinese (la storia è di ampio respiro e molti protagonisti dei libri successivi sono stranieri, ma le riflessioni centrali sono autenticamente cinesi) ma proprio perché un’epopea viene strappata al proprio contesto e riproposta in un occidente sradicato, senza appigli, con personaggi completamente stravolti. Ad esempio, il ricercatore di nanomateriali Wang Miao è scisso in due “donne forti e indipendenti”; Ye Wenje, da ragazza formatasi tra gli orrori della Rivoluzione Culturale e poi divenuta docente di astrofisica, arriva a trasformarsi in un personaggio annacquato dalla sua fuga in Inghilterra, che si tramuta in una completa alienazione dal suo essere profondamente cinese, dato centrale dell’opera originale.
La narrazione inoltre si dimostra molto poco ambiziosa. Netflix ha prodotto solo otto episodi mal assortiti – basti pensare a quanto già accennato prima: la Tencent dedica trenta episodi a una stagione basata esclusivamente sul primo romanzo (con un breve excursus su di un flashback contenuto nel terzo, Nella quarta dimensione). Mostra inoltre, dato che sorprende poco, una scarsa comprensione dei principi filosofici e scientifici alla base de Il problema dei tre corpi: tra le entusiastiche recensioni della claque radical-chic spiccano commenti sulla spettacolarità della serie, lamentando però “i confusionari aspetti tecnologici” o “il ruolo poco chiaro degli agenti umani nell’economia della storia”, tutti elementi chiarissimi nei libri persino per chi, come il sottoscritto, non è certamente un astrofisico. Per non parlare della miriade di commenti in rete che riportano una serie sì molto spettacolare e ben realizzata ma dalla trama “incomprensibile e sconclusionata”. Da quello che ho potuto vedere, in effetti, gli showrunner e gli sceneggiatori devono aver letto poco e male i lavori di Cixin, che risultano molto chiari nello sviluppo dell’intreccio a dispetto dei complessi concetti di astrofisica.
È vero che, per uno spettatore occidentale, la serie della Tencent risulta molto più dilatata rispetto ai ritmi a cui siamo abituati e può sembrare a volte inutilmente logorroica e pedante, pur redimendosi con un finale tanto emozionante quanto concitato. D’altro canto non fa mai male confrontarsi con uno stile diverso, soprattutto quando trae spunto da un approccio alla riflessione filosofica come quello cinese.
Che vogliate cimentarvi con i libri o, se preferite il medium televisivo, con la serie cinese, quel che conta è entrare nell’incredibile visione di Cixin Liu, un monumento allo spirito umano e ai principi eterni che lo animano.
In fondo è questo il messaggio che mi è piaciuto cogliere nella sua opera: non importa quanto il futuro potrà cambiare noi e il mondo che conosciamo, purché ciò sia frutto dell’azione di principi eterni che si presentano sotto forme sempre nuove.
Alberto Brandi