La scienza futurista (1916)

La prima parola futurista sulla scienza potrebbe essere un franco augurio di distruzione alle scuole, ai laboratori, ai gabinetti scientifici.
Siamo convinti che la scienza dei nostri contemporanei sia passatista quanto la loro arte e la loro vita: ne abbiamo lo stesso disgusto.
Si può dire di più: la scienza è il rifugio di tutti i passatismi più antipatici: sgobbonismo, meticolosità, pedanteria, pesantezza, pretensiosità, metodo, cattedratismo….
Genializziamo e italianizziamo la scienza che ipnotizzata dai balordi libroni degli innumerevoli professori universitari di Germania, è tutta superficialmente precisa, grettamente accurata, idiotamente sicura della propria infallibilità, priva di qualsiasi esplosione geniale.
La figura del professore, oggi completamente ridicolizzata ed esautorata dalla propaganda futurista, conserva ancora un illogico prestigio nel campo scientifico: qui, accade spesso che un venerando rudere blindato di occhiali venga ascoltato senza ilarità. Tutti i pregiudizi più retrogradi imperano sulla scienza non meno che sull’arte, e forse di più. La necessità di una solida cultura, l’imposizione di metodi invariabili, i pregiudizi della serietà e della lentezza, gli assiomi della ricerca paziente e dell’opera di vasta mole, i dogmi della divina verità e della conquista indistruttibile sono cristallizzazioni mentali sul rovescio delle quali sta scritto: tradizionalismo, eterna rimasticazione e ridigestione di tutto ciò che è stato fatto, disprezzo dei giovani, degli audaci, dei geniali non diplomati, degli irregolari, dei nuovi. Gli innumerevoli corsi ed esami delle nostre scuole sono altrettanti trabocchetti tesi ai febbrili entusiasmi dei giovani: arrivare alla laurea senza rimbambirsi, se fosse possibile, sarebbe un cross country veramente prodigioso.
Fondendo agilmente la demolizione dei vecchiumi con l’affermazione dei nuovi valori che devono sostituirli, noi sintetizziamo così le nostre osservazioni – volontà futuriste sulla scienza:
1) come nel campo artistico l’erudito che sa catalogare e descrivere tutte le opere create dagli altri in passato non ha niente a che fare con l’artista che crea originalmente un nuovo organismo plastico, musicale, letterario…. così nel campo scientifico lo sgobbone mediocre che è riuscito a furia di pazienza e di fatica a immagazzinare nel proprio cervello qualche centinaio di volumi contenenti una accurata relazione di tutte le verità scoperte da altri non ha niente di comune con lo scopritore geniale che trova nella realtà nuovi rapporti logici, nuove architetture di legami. È necessario eliminare nettamente questo equivoco perché da esso deriva il pregiudizio che sia obbligatorio studiare ed imparare tutto ciò che è stato fatto per poter fare qualche cosa di nuovo. Noi esortiamo invece i giovani a considerare la coltura scientifica, quale viene somministrata nelle scuole, come un cibo indigeribile da cui è bene tenersi lontani; affermiamo che l’unico genere di coltura utile è quella che uno spirito originale sa procurarsi da sé, qua e là, con uno studio a fiuto, caotico, profondamente sregolato; esaltiamo il valore dinamico della nozione pescata direttamente dalla realtà, contro ogni forma di conoscenza libresca; proclamiamo che per un cervello veramente geniale la coltura non è mai poca;
2) tutte le scienze sono popolate da schemi mentali che nessuno si permette più di esaminare né di discutere: bisogna riconoscere ai giovani tutti i diritti di fronte ad ogni affermazione uscita da un cervello passato; abolire il pregiudizio della Scienza con l’S maiuscola;
3) La scienza passata è stata sempre tronfiamente sicura di sé, idiotamente cieca di fronte alla imminenza colossale ed assillante del mistero che pullula nella nostra realtà; lo slargamento continuo della nostra vita rende necessaria la creazione di una scienza futurista audacemente esploratrice, sensibilissima, vibratile, influenzata da intuizioni lontanissime, frammentaria, contraddittoria, felice di scoprire oggi una verità che distrugga la verità di ieri, tutta inzuppata di ignoto, tutta protesa sensitivamente verso il vuoto che le sta davanti;
4) sino ad oggi si è avuta della funzione della scienza un concetto falso e passatista. Si è creduto in buona fede che essa servisse a conquistarci dei punti solidi nell’oceano dei fenomeni, ad aumentare il conosciuto, diminuendo l’ignoto, a darci insomma delle certezze sempre più numerose e più vaste. Questo concetto è falso, – perché spiegare un fenomeno non vuol dire altro che scinderlo in altri fenomeni che devono poi essere alla loro volta spiegati, e così via all’infinito, – perché la più banale esperienza ci dimostra che quanto più si è ignoranti tanto più si vede chiara, semplice e sicura la realtà, mentre quanto più si sa tanto più i fatti appaiono complessi, enigmatici, inafferrabili, pieni di possibilità insospettate (es. la nascita di una pianta di pomodoro, l’azione di un concime chimico su una germinazione, l’abitudine di un insetto sembrano cose naturalissime e semplicissime ad un contadino mentre per uno scienziato sono altrettanto fatti giganteschi, altrettanti abissi di mistero; la specialissima elasticità di un pneumatico d’automobile non è oggetto di alcuna meraviglia da parte del negoziante che ve lo vende e del meccanico che ve lo monta, – essi ne parlano come della cosa più evidente e più sicura, – lo stesso fenomeno invece costituisce per un vero scienziato un formidabile aggregato di verità più o meno provvisorie e tutte, nella loro essenza, inafferrabili e inspiegabili). Il concetto, che si è sempre avuto della funzione della scienza è inoltre passatista -, perché basata sul desiderio sedentario, pauroso e imbecille di sentirsi sicuri, al riparo dalle sorprese, stabilmente piazzati, – perché rivolta all’adorazione del Vero Eterno – perché solennemente soddisfatta di ciò che è stato fatto e preoccupata di conservarlo, di commentarlo e di tramandarlo più che di lanciarsi nell’esplorazione del nuovo. Occorre dunque superare senz’altro questa decrepita concezione. Da oggi in poi la scienza non deve avere più che uno scopo: ingigantire sempre più l’ignoto precisando e frastagliando la zona di realtà che ci è meno sconosciuta. Di fronte ai nostri cervelli lucidi, complicati, audaci e voraginosi, veri esponenti della vita moderna; la scienza non può proporsi, seriamente, altro fine che questo: approfondire la visione che gli uomini hanno del mondo in cui vivono, per arricchirla di nuovi sbocchi verso l’ignoto: scandagliare il buio con fasci di luce sempre più numerosi e più intensi per darci sempre più intensa la sensazione della sua inesauribilità. Una scoperta interessa la nostra sensibilità futurista non per la piccola zona chiara che ci fa vedere ma per il vasto brulichio oscuro che ci fa fiutare. Il cosidetto progresso scientifico ha per funzione di farci capire sempre meno la bolgia di fenomeni in mezzo alla quale noi mangiamo, dormiamo, lavoriamo e pensiamo con prodigiosa disinvoltura equilibristica. Il fine supremo della scienza sarebbe, ipoteticamente, di non farci capire più niente: rivolgere la faccia dell’umanità verso il mistero totale.
5) Tutte le scienze, per una viltà forse incosciente, si sono ammantate di speciali terminologie delle quali si servono per chiudere alla meglio con tappi-parole le falle dei loro scafi mal sicuri. Bisogna liberarsi di quei frasari convenzionali e troppo comodi con cui si pretende di spiegare tutto. Essi sono formati di termini vaghi e vuoti, di giri di parole inconcludenti, di frasi fatte; sono la espressione di una mentalità abituata a transigere (chiudendo un occhio) con sé stessa, per evitare di trovarsi di fronte ad un vuoto pericoloso; abituano alla confusione ed al semplicismo. È necessario servirsi nell’esposizione scientifica delle parole più semplici, più correnti e più attuali -, disprezzare sempre l’espressione scientifica per dare la preferenza al modo di dire efficacemente lavorato dall’uso quotidiano del giornale e della piazza.
5) La valutazione della scoperta scientifica è stata fatta finora in modo illogico e soggettivo. Si è sempre confuso il valore della scoperta in sé stessa con le conseguenze che da essa possono derivare. Così si è potuto attribuire per es. alla scoperta di un diverso filamento per lampadine elettriche che dia un rendimento maggiore, un valore superiore a quello di una scoperta rarissima che riguardi l’orbita di un astro o la legge vitale di un insetto inutile. Noi diciamo che il vero valore di un una scoperta scientifica può essere determinato solamente basandosi sui concetti affermati dalla nostra misurazione futurista, secondo i quali il valore di qualunque opera o scoperta (scientifica, artistica, filosofica…) è direttamente proporzionale alla quantità di energia occorsa a produrla.
6) Tutte le scienze attuali mancano di agilità e di precisione. Quando vogliono essere esatte divengono sempliciste e schematizzatrici -, quando tentano di afferrare in pieno un fenomeno cadono nel confusionarismo. Occorre creare nuovi metodi di ricerca e di esposizione, nuovi strumenti di indagine e di espressione, più moderni, più liberi, più intonati alla pluricomprensività di fenomeni che è propria delle nostre sensibilità velocizzate. La ricerca e l’esposizione scientifica non saranno più metodiche, ordinate e striscianti, ma capricciose, piene di svolte e di sbalzi, ineguali, burrascose, continuamente scardinate da scoppi di nuove intuizioni. Bisogna sentirsi penetrati ad un tempo dall’orrore della pesantezza uniforme e dalla ossessione dell’esattezza.
7) La scienza tende ad immobilizzarsi nello studio delle stesse zone di realtà, insistendo nella ricerca di nuove proprietà di vecchie sostanze e di decrepite energie. Noi incitiamo invece i cervelli geniali a gettarsi nell’esplorazione delle nuove materie e delle nuove energie che vanno affacciandosi alla nostra conoscenza. Attiriamo l’attenzione di tutti gli audaci verso quella zona meno scandagliata della nostra realtà che comprende i fenomeni del medianismo, dello psichismo, della rabdomanzia, della divinazione, della telepatia…. Indubbiamente da questo lato si sta per afferrare un qualchecosa che arricchirà di imprevedibile la nostra vita. Le energie che agiscono in questo campo sono certamente dotate di un grado di intelligenza superiore a quelle di tutte le altre: la complicatezza della loro azione ce lo dice in modo chiaro; mentre noi possiamo sempre prevedere per es., il modo di comportarsi di una forza come la gravità (la quale non fa che ripetere all’infinito lo stesso ragionamento), non siamo in grado di indovinare sempre l’azione di queste energie più complesse che sanno passare dai ragionamenti semplicissimi dei motori a fluido (Tromelin, Fayol) alle cerebrazioni intricate di un gabinetto medianico.

CONCLUSIONE:

SCIENZA FUTURISTA
agile
capricciosa
ignotofila
sicurezzofoba
aggressiva
avventurosa
scopofoba
antitedesca
allegra
aculturale

CONTRO
Scienza passatista
pedantesca
professorale
seria
seccatrice
sicura
meticolosa
pachidermica

Bruno Corra – A. Ginanni-Corradini – R. Chiti Settimelli – M. Carli – Oscar Mara – Nannetti. FUTURISTI
L’Italia Futurista, a. I, n.2, Firenze, 15 giugno 1916